Da Trento a Berlino!

Da infoaut.org
 

Berlino è antinazista! Bloccato il corteo del NPD

Circa 6 mila antinazisti si sono dati appuntamento sabato 26 aprile per impedire la sfilata dei neonazisti del partito nazionaldemocratico tedesco (NPD).

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I nazisti del NPD avevano come punto di concentramento il ponte Janno witzbrücke per poi marciare, secondo il loro programma, lungo tutto il Kreuzberg, il quartiere più multietnico della città. I rampolli del NPD contavano di percorre una zona della città, la quale un tempo era abitata dagli operai e in seguito dal 1961 segnata da una forte presenza di migranti, soprattutto della comunità turca, ma gli antifascisti li hanno inizialmente bloccati sul ponte per poi farli percorre 100 metri di marcia grazie all’intervento della polizia. Dalle prime  ore del mattino centinaia di antinazisti si sono recati sul posto per bloccare le vie intorno al Jannowitzbrücke per ribadire in modo inequivocabile che Berlino è antinazista e non ci sarà mai posto per i loschi figuri che tentano di cavalcare le istanze delle persone in difficoltà, ricorrendo agli spauracchi xenofobi.
Ancora una volta oltre due mila membri delle forze dell’ordine, alcuni agenti sono arrivati anche dalla Finlandia come dimostrano alcune foto, sono stati schierati per proteggere un misero concentramento di 100 neonazisti: un’ulteriore dimostrazione per capire da che parte sta la polizia. Con il passare del tempo, sempre più attivisti e cittadini hanno raggiunto i blocchi organizzati lungo il percorso della marcia del NPD e i poliziotti hanno perquisito con minuziosa cura le persone a loro detta “sospette”. Verso mezzogiorno, la questura ha cambiato il percorso del nazicorteo a causa della massiccia presenza di antinazisti nelle vie adiacenti, ma un corteo spontaneo ha invaso il nuovo percorso dei neonazisti. Dopo aver fatto 100 passi, scortato da un dispositivo enorme delle forze dell’ordine, il corteo del NPD si è dovuto nuovamente fermare, dato che tutte le vie adiacenti erano bloccate.

berlin7A quel punto la polizia ha caricato pesantemente e a più riprese gli antifascisti, usando spray al peperoncino, lacrimogeni e buttando per terra e malmenando le persone. Provocazioni alle quali i manifestanti hanno risposto con lanci di petardi e bombecarta; durante gli attimi di tensione sono stati arrestati almeno sette attivisti. Verso le 15 i neonazisti sono dovuti tornare a rifugiarsi sul Jannowitzbrücke e mezz’ora dopo la loro manifestazione è stata dichiarata conclusa. Dopo una gloriosa marcia di 100 metri, le forze dell’ordine hanno scortato alla stazione i prodi neonazisti, i quali hanno preso il primo treno per Wartenberg.

In seguito gli antinazisti/e sono partiti in corteo per le vie di Berlino, che dopo una grande giornata di mobilitazione partecipata e determinata, ha dimostrato ancora una volta di essere antinazista e rifiutare fermamente ogni ideologia di estrema destra. Il prossimo appuntamento sarà il Primo maggio per continuare con le lotte intraprese, perché l’antinazismo e l’antifascismo devono essere una pratica quotidiana.

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 Berlino è antinazista! Bloccato il corteo del NPD.

 

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Ancora partigiani, ancora banditi – Cacciamo i fascisti, chiudiamo Casapound!

Riportiamo il testo del volantino distribuito durante il corteo del 25 aprile.

Nelle ultime settimane Trento è stata teatro di numerose aggressioni ad opera dei fascisti di Casapound. Se lo stillicidio di attacchi era cominciato dopo la contestazione della commemorazione dei “martiri delle foibe”, da fine marzo i fascisti hanno alzato notevolmente il livello: i pestaggi hanno assunto una cadenza preoccupante (8 nel giro di un paio di settimane, contro compagni ma anche semplici studenti), con squadracce di 15 – 20 militanti di Casapound che percorrevano a piedi e in macchina le strade del centro (in particolare nella zona universitaria, con retate in pieno giorno a “caccia di antifascisti” davanti alla facoltà di sociologia) e dei quartieri limitrofi armati di spranghe, caschi e coltelli e, in almeno un’occasione, seguiti passo passo da DIGOS, carabinieri e polizia, evidentemente ben consci delle intenzioni dei loro protetti (girare esibendo una spranga è di per sé abbastanza esplicito) e magari pronti ad approfittare di uno scontro significativo per mettere le mani su qualche fastidioso antifascista ed affibbiargli denunce o misure cautelari.

Il notevole “attivismo” in strada di Casapound poggia su solide basi costruite negli ultimi mesi: il consolidamento delle sede di Madonna Bianca, spazio di propaganda ma anche di ritrovo e organizzazione per le aggressioni, protetta costantemente dalla DIGOS, e dalla celere in caso di presenza antifascista; la crescita numerica (una stima realistica attesta sulla quindicina i fascisti “militanti” che frequentano il “Baluardo”) dovuta alla presenza di un punto di riferimento per tutti quei fascistelli precedentemente isolati e privi di contatti con altri “camerati”; l’esempio e il supporto di una realtà come quella di Bolzano (i fascisti altoatesini si sono fatti vedere al “Baluardo” e nelle retate squadristiche in città, hanno insegnato ai novellini di Trento ad andare in giro armati e ad accanirsi non solo contro antifascisti riconosciuti ma contro chiunque si mostri minimamente “alternativo”, e si dimostrano sempre più come la vera regia delle mosse di Casapound a Trento); i rapporti costanti (se non la connivenza pianificata) con polizia e carabinieri (se già prima dell’inaugurazione del Baluardo si permettevano di aggredire un antifascista nel parcheggio interno della questura, ultimamente due fascisti si sono presentati a provocare davanti a sociologia accompagnati dalla DIGOS, per non parlare del già citato episodio di squadrismo “scortato”); infine il coro politico e mediatico (con “l’Adige” in testa) unanime nel difendere i “bravi ragazzi di destra” vittime incolpevoli delle attenzioni malevole degli antifascisti.

Presupposti necessari, dal momento che i fascisti di Casapound coltivano ambizioni ben più significative di una sede ipersorvegliata a poche centinaia di metri dalla questura: fin’ora la loro attività in città è stata effettivamente problematica (manifesti e scritte che non durano più di qualche notte, un paio di banchetti assolutamente non annunciati circondati da un triplo strato di celerini, rischio a girare in centro visto che in passato qualche meritato sberlone da parte di anonimi antifascisti c’era stato), ora intendono conquistarsi l’agibilità a colpi di spranga, per colmare il “vuoto” di presenza neofascista che aveva a lungo contraddistinto Trento, stretta com’è tra due roccaforti dell’estrema destra come Bolzano e Verona.

Alla presenza di Casapound va inoltre affiancato il tentativo di riorganizzarsi da parte della destra clericofascista, con le “Sentinelle in piedi” (importate in Trentino dai miserabili cattonazisti dell’associazione “La Torre”) a manifestare in piazza Duomo a difesa della “famiglia tradizionale” e Fiamma Tricolore a fare servizio d’ordine, e un generale clima di chiusura e intimidazione verso chi esce dai canoni dell’accettabilità sociale (risale a pochi giorni fa un’aggressione omofoba ai danni di due lesbiche). Tutto ciò mentre l’estrema destra approfitta della “crisi” per soffiare sul fuoco della guerra tra poveri e provare a rialzare la testa in tutta Europa, dalla Francia all’Ucraina alla Grecia.

Davanti ad un quadro del genere, di cosa non abbiamo bisogno?

Di certo non abbiamo bisogno di andare a mendicare giustizia a quelle istituzioni che sdoganano e tutelano i fascisti, pronte a servirsi di loro come bassa manovalanza in caso di acuirsi del conflitto sociale, quelle stesse istituzioni artefici della mummificazione del 25 aprile, del tentativo di farlo diventare il giorno della “memoria condivisa” e dell’unione di tutti i cittadini attorno alle istituzioni democratiche.

Di certo non abbiamo bisogno di elemosinare attenzione ai giornali, mai come oggi sfacciati nel difendere i fascisti e insistenti nel chiedere repressione per chi li combatte.

E di cosa abbiamo bisogno?

Di certo di solidarietà fra sfruttati, perché quando le condizioni di vita si fanno sempre più dure e dove l’isolamento la fa da padrone, lì i fascisti provano a infilarsi. Di certo c’è bisogno di parlare tanto e con precisione di loro, perché chiunque abbia un minimo di sensibilità li conosca per quello che sono: non i bravi ragazzi che raccolgono i cocci della loro vetrata, ma i soliti, vecchi squadristi, e saputo questo si organizzi di conseguenza.

Di certo c’è bisogno di riappropriarci della violenza, di darci i mezzi della nostra autodifesa, perché non è pensabile vivere in una città in cui dietro ad ogni angolo puoi incontrare il tirapugni, la spranga, il coltello di un fascista.

Di certo, è necessario che la paura cambi di campo. Di certo c’è bisogno di dare spazio e respiro alle lotte, perché le lotte sono il miglior antidoto al dilagare dei neofascisti, perché essi saranno sempre nemici di ogni lotta reale, cani da guardia dell’esistente. I movimenti degli ultimi anni, su tutti l’opposizione al TAV, hanno dato quell’esempio di autorganizzazione e di solidarietà che, al pari della resistenza partigiana, da linfa al nostro antifascismo e ci spinge a riappropriarci della data del 25 aprile, come passaggio di un percorso che porti alla chiusura di Casapound e a cacciare ogni scoria neofascista dalle strade di Trento.

Assemblea Antifascista Autorganizzata 

 

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Il 25 aprile della Trento antifascista – Racconto della giornata

“Ancora partigiani, ancora banditi: la Resistenza continua” e “Cacciare i fascisti, chiudere Casapound”. Dietro questi striscioni il pomeriggio del 25 aprile per le vie di Trento si sono mosse più di duecentocinquanta persone, con slogan chiari che non hanno lasciato spazio a dubbi di interpretazione: “Il 25 aprile non è una ricorrenza, ora e sempre Resistenza”, “Fuori i fascisti dalle città”.

All’esigenza di comunicare gli avvenimenti delle ultime settimane (durante le quali si sono svolte ben 9 aggressioni) si è affiancata quella di vigilare in una giornata durante la quale era stata annunciata la possibile presenza di fascisti di Casapound per un concerto nazirock che si sarebbe dovuto tenere fra Bolzano e Trento, ma che si è saputo a corteo concluso essere stato annullato.

Un corteo dicevamo partecipato e variegato: presenti tra gli altri sindacati di base e lavoratori di alcuni stabilimenti, così come i comitati no tav, dietro un proprio striscione in solidarietà a Chiara, Nico, Mattia e Claudio – i quattro no tav in carcere con l’accusa di terrorismo, ricordati più volte durante il corteo come nuovi partigiani. Molti gli interventi al microfono, sopratutto di fronte a luoghi che come antifascist* e resistent* ci chiamano in causa. Sotto la sede della Lega Nord si sono ricordate le responsabilità di un partito che cavalca le peggiori retoriche razziste e xenofobe, quanto e più di gruppi come Casapound. Di fronte al Tribunale si è tornato a esplicitare il ruolo della repressione statale, che anche a Trento tocca le antifasciste e gli antifascisti: l’11 luglio andranno a processo quattro compagn* per una denuncia presentata da alcuni noti neofascisti. In Piazza Fiera si è sottolineato il ruolo che stanno svolgendo le Sentinelle in Piedi a Trento, nello sdoganare un pensiero patriarcale e nemico di ogni autodeterminazione e nel permettere ai neofascisti di scendere in piazza pressoché indisturbati. Vicino a via Verdi sono state elencate le aggressioni compiute da Casapound, a partire da quella svoltasi in quella via un anno fa.

Dopo un presidio in Piazza Santa Maria Maggiore una sessantina di antifascisti si è spostata alle Albere, per salire sul palco del concerto del 25 aprile organizzato dall’Arci e fare presente che la Resistenza è oggi e che i fascisti ce li troviamo davanti ogni giorno.

Lungo il percorso del corteo, sereno ma determinato, sono comparse – con il sentito disappunto dei giornali cittadini, che nulla invece hanno avuto da dire sulle spedizioni squadriste – scritte, manifesti e stencils contro i fascisti d’ogni epoca e in solidarietà a chi lotta oggi. Su tutte una gigantesca “TRENTO ANTIFASCISTA”. Ma più che sui muri è sembrato che davvero questi pensieri e propositi fossero ben incisi nelle menti e nei cuori di tutte e tutti: porre fine allo squadrismo di Casapound, chiudere la sede di Madonna Bianca e continuare sempre a lottare ma contro qualcosa di più importante e significativo di dieci fascisti infami.

La resistenza non è solo un episodio storico da ricordare il 25 aprile, la resistenza la pratichiamo tutto l’anno.

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Edizione straordinaria!

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Squadristi del Terzo Millennio a Trento

Squadristi del terzo millennio

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