Ancora partigiani, ancora banditi – Cacciamo i fascisti, chiudiamo Casapound!

Riportiamo il testo del volantino distribuito durante il corteo del 25 aprile.

Nelle ultime settimane Trento è stata teatro di numerose aggressioni ad opera dei fascisti di Casapound. Se lo stillicidio di attacchi era cominciato dopo la contestazione della commemorazione dei “martiri delle foibe”, da fine marzo i fascisti hanno alzato notevolmente il livello: i pestaggi hanno assunto una cadenza preoccupante (8 nel giro di un paio di settimane, contro compagni ma anche semplici studenti), con squadracce di 15 – 20 militanti di Casapound che percorrevano a piedi e in macchina le strade del centro (in particolare nella zona universitaria, con retate in pieno giorno a “caccia di antifascisti” davanti alla facoltà di sociologia) e dei quartieri limitrofi armati di spranghe, caschi e coltelli e, in almeno un’occasione, seguiti passo passo da DIGOS, carabinieri e polizia, evidentemente ben consci delle intenzioni dei loro protetti (girare esibendo una spranga è di per sé abbastanza esplicito) e magari pronti ad approfittare di uno scontro significativo per mettere le mani su qualche fastidioso antifascista ed affibbiargli denunce o misure cautelari.

Il notevole “attivismo” in strada di Casapound poggia su solide basi costruite negli ultimi mesi: il consolidamento delle sede di Madonna Bianca, spazio di propaganda ma anche di ritrovo e organizzazione per le aggressioni, protetta costantemente dalla DIGOS, e dalla celere in caso di presenza antifascista; la crescita numerica (una stima realistica attesta sulla quindicina i fascisti “militanti” che frequentano il “Baluardo”) dovuta alla presenza di un punto di riferimento per tutti quei fascistelli precedentemente isolati e privi di contatti con altri “camerati”; l’esempio e il supporto di una realtà come quella di Bolzano (i fascisti altoatesini si sono fatti vedere al “Baluardo” e nelle retate squadristiche in città, hanno insegnato ai novellini di Trento ad andare in giro armati e ad accanirsi non solo contro antifascisti riconosciuti ma contro chiunque si mostri minimamente “alternativo”, e si dimostrano sempre più come la vera regia delle mosse di Casapound a Trento); i rapporti costanti (se non la connivenza pianificata) con polizia e carabinieri (se già prima dell’inaugurazione del Baluardo si permettevano di aggredire un antifascista nel parcheggio interno della questura, ultimamente due fascisti si sono presentati a provocare davanti a sociologia accompagnati dalla DIGOS, per non parlare del già citato episodio di squadrismo “scortato”); infine il coro politico e mediatico (con “l’Adige” in testa) unanime nel difendere i “bravi ragazzi di destra” vittime incolpevoli delle attenzioni malevole degli antifascisti.

Presupposti necessari, dal momento che i fascisti di Casapound coltivano ambizioni ben più significative di una sede ipersorvegliata a poche centinaia di metri dalla questura: fin’ora la loro attività in città è stata effettivamente problematica (manifesti e scritte che non durano più di qualche notte, un paio di banchetti assolutamente non annunciati circondati da un triplo strato di celerini, rischio a girare in centro visto che in passato qualche meritato sberlone da parte di anonimi antifascisti c’era stato), ora intendono conquistarsi l’agibilità a colpi di spranga, per colmare il “vuoto” di presenza neofascista che aveva a lungo contraddistinto Trento, stretta com’è tra due roccaforti dell’estrema destra come Bolzano e Verona.

Alla presenza di Casapound va inoltre affiancato il tentativo di riorganizzarsi da parte della destra clericofascista, con le “Sentinelle in piedi” (importate in Trentino dai miserabili cattonazisti dell’associazione “La Torre”) a manifestare in piazza Duomo a difesa della “famiglia tradizionale” e Fiamma Tricolore a fare servizio d’ordine, e un generale clima di chiusura e intimidazione verso chi esce dai canoni dell’accettabilità sociale (risale a pochi giorni fa un’aggressione omofoba ai danni di due lesbiche). Tutto ciò mentre l’estrema destra approfitta della “crisi” per soffiare sul fuoco della guerra tra poveri e provare a rialzare la testa in tutta Europa, dalla Francia all’Ucraina alla Grecia.

Davanti ad un quadro del genere, di cosa non abbiamo bisogno?

Di certo non abbiamo bisogno di andare a mendicare giustizia a quelle istituzioni che sdoganano e tutelano i fascisti, pronte a servirsi di loro come bassa manovalanza in caso di acuirsi del conflitto sociale, quelle stesse istituzioni artefici della mummificazione del 25 aprile, del tentativo di farlo diventare il giorno della “memoria condivisa” e dell’unione di tutti i cittadini attorno alle istituzioni democratiche.

Di certo non abbiamo bisogno di elemosinare attenzione ai giornali, mai come oggi sfacciati nel difendere i fascisti e insistenti nel chiedere repressione per chi li combatte.

E di cosa abbiamo bisogno?

Di certo di solidarietà fra sfruttati, perché quando le condizioni di vita si fanno sempre più dure e dove l’isolamento la fa da padrone, lì i fascisti provano a infilarsi. Di certo c’è bisogno di parlare tanto e con precisione di loro, perché chiunque abbia un minimo di sensibilità li conosca per quello che sono: non i bravi ragazzi che raccolgono i cocci della loro vetrata, ma i soliti, vecchi squadristi, e saputo questo si organizzi di conseguenza.

Di certo c’è bisogno di riappropriarci della violenza, di darci i mezzi della nostra autodifesa, perché non è pensabile vivere in una città in cui dietro ad ogni angolo puoi incontrare il tirapugni, la spranga, il coltello di un fascista.

Di certo, è necessario che la paura cambi di campo. Di certo c’è bisogno di dare spazio e respiro alle lotte, perché le lotte sono il miglior antidoto al dilagare dei neofascisti, perché essi saranno sempre nemici di ogni lotta reale, cani da guardia dell’esistente. I movimenti degli ultimi anni, su tutti l’opposizione al TAV, hanno dato quell’esempio di autorganizzazione e di solidarietà che, al pari della resistenza partigiana, da linfa al nostro antifascismo e ci spinge a riappropriarci della data del 25 aprile, come passaggio di un percorso che porti alla chiusura di Casapound e a cacciare ogni scoria neofascista dalle strade di Trento.

Assemblea Antifascista Autorganizzata 

 

Informazioni su Assemblea Antifascista Trento

Assemblea Antifascista di Trento, nata a seguito dell'apertura della sede trentina di CasaPound. Ci troviamo ogni mercoledì, dalle 18, all'interno della facoltà di Sociologia.
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