Rogo al campo nomadi di Roncafort (in aggiornamento)

A più di un anno di distanza dagli attacchi incendiari contro le famiglie sinte di Piedicastello, nella notte di mercoledì 13 gennaio 2016 si è verificato un episodio di ancora maggiore gravità, questa volta contro un accampanento di famiglie nomadi a Roncafort (Trento Nord). Un incendio che non ha fatto vittime solamente perché nessuno si trovava al campo in quel momento. Gli stessi giornalisti parlano di incendio di natura quasi sicuramente dolosa data la distanza fra i mezzi incendiati (8 fra roulotte e camper, di cui ben quattro completamente distrutti nel rogo). In attesa di ulteriori notizie al riguardo, riprendiamo quanto scritto dall’Assemblea Antifascista Autorganizzata all’epoca degli attacchi razzisti a Piedicastello: https://trentoantifascista.noblogs.org/contro-razzismo-e-fascismo-rompiamo-lindifferenza/

 

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Presidio solidale con Andre, Pippo e Tommy a Parma

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A proposito dei fatti di Parigi

Riportiamo una riflessione scritta dai compagni trentini sui recenti attentati a Parigi. Fatti che, ricordiamo, fra le altre cose sono oggetto di svariati tentativi di strumentalizzazione della destra neofascista, in Francia come altrove.

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“Gli oppressori e i soverchiatori sono responsabili non solo del male che infliggono agli oppressi e ai soverchiati, ma anche dell’odio che infondono nei loro cuori”.
A. Manzoni, I promessi sposi

Si potrebbe sintetizzare così, con le parole del tutt’altro che rivoluzionario Manzoni, il nostro giudizio sui tragici fatti di Parigi.
Ragazzi nati e cresciuti nelle periferie che forse, fino a qualche anno fa, non avevano mai letto le sure del Corano, sono disposti a darsi e a dare la morte per un nuovo Califfato islamico.
La categoria del “fanatismo religioso” da sola non spiega davvero nulla. La spiegazione di una violenza furiosa e indiscriminata non va cercata nel Cielo delle promesse, ma sulla Terra delle umiliazioni.
Dal 1991 le truppe occidentali – comprese quelle italiane – hanno esportato la loro splendida civiltà del dialogo e della pace a suon di bombe e di massacri. Stragi come quella di Parigi sono state e sono quasi quotidiane in Iraq, Afghanistan, Palestina, Siria, Libano, Mali, Somalia senza dimenticare la Libia… Non più di due mesi fa, in una piazza di Ankara, lo stesso numero di persone morte a Parigi è saltato in aria per una bomba messa dal governo turco di Erdogan contro l’opposizione curda.
Basta confrontare la diversa reazione di istituzioni e media occidentali di fronte alle due stragi per cogliere tutta l’ipocrisia delle lacrime di Stato e del “siamo tutti francesi”. Evidentemente, i morti occidentali pesano infinitamente di più di tutti gli altri.
A parte i finanziamenti diretti della CIA ai gruppi islamisti per destituire questo o quel governo, è la guerra permanente scatenata dal capitalismo per accaparrarsi le risorse energetiche e spartirsi le zone di influenza mondiale ad aver apparecchiato le condizioni ideali per l’ISIS. I massacri di Gaza e di Falluja hanno fatto da soli la più potente propaganda anti-occidentale che si possa immaginare. Come diceva qualcuno, è troppo tardi per i discorsi da maestri di scuola impartiti a un’umanità per tre quarti annegata. La violenza indiscriminata non abbiamo voluto vederla. Abbiamo fatto come se nulla fosse, perché era lontana. Sorprendersi ora è ipocrisia.
Siamo in guerra. “Noi vi facciamo qui quello che voi ci fate in Siria”: sembrano queste le parole urlate durante la sparatoria al Bataclan.
La logica del “siamo tutti francesi” è proprio quella che nutre la guerra globale (e dunque l’ISIS). Riflettiamoci. Se si considera legittimo bombardare case e ospedali in Iraq, in Afghanistan o in Siria con il pretesto di colpire questo o quel tiranno locale, perché non si dovrebbe considerare legittimo colpire a caso dei francesi per la politica imperialista di Hollande e delle multinazionali di cui serve gli interessi? Se sono terroristi gli attentatori parigini, non sono forse infinitamente più terroristi i militari della NATO? E’ poi più vigliacco farsi esplodere per strada o sganciare bombe dell’alto di un aereo?
Siamo in guerra. Lo stato d’assedio dichiarato in Francia è lo stesso che veniva decretato nell’Algeria coloniale. Mancano solo i campi di internamento. E già militari in passamontagna stanno pattugliando le strade di alcune città italiane.
Non facciamoci illusioni. Non esiste controllo poliziesco e militare che possa metterci al riparo dal gesto più tremendo e più facile: colpire nel mucchio. Chi pensa di potere barattare le sue già magre libertà in cambio della sicurezza promessa dallo Stato, perderà le prime e non otterrà la seconda.
La guerra della civiltà contro la barbarie è una menzogna. Tra l’altro, a combattere l’ISIS senza violenza indiscriminata contro la popolazione civile sono le guerrigliere e i guerriglieri curdi. Ma siccome vogliono anche autorganizzare territorio, risorse e società, le loro basi vengono bombardate da Erdogan con il sostegno di tutti i capitalisti del mondo: meglio il Califfato della rivoluzione sociale.
Chi vuole compattare popolo e istituzioni (“siamo tutti francesi”) dà ragione alla guerra globale, e dunque anche all’ISIS.
Siamo stati silenti e complici per tanto, troppo tempo.
Tempo in cui milioni di cuori si sono gonfiati di odio.
Tempo in cui siamo diventati tutti potenziali obiettivi di guerra.
La strada da imboccare è tutt’altra: dissociarci dalle politiche di rapina e di morte perpetrate in nome nostro; dimostrare praticamente che Renzi, Hollande, Obama, Merkel ecc. non ci rappresentano affatto. Che i primi responsabili di una guerra che ci sta ritornando indietro sono proprio loro. Loro e tutta la classe dominante.

Disertiamo il fronte occidentale!
Nessuna guerra fra i popoli, nessuna pace fra le classi!
Fuori le truppe NATO dal Mediorente!

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Aggressione omofoba a Trento.

La notte del 19 ottobre un ragazzo si è accordato per un appuntamento con un altra persona conosciuta su un sito di incontri. L’iniziale luogo d’incontro doveva essere il parco di Maso Ginocchio ma insospettito il ragazzo ha preferito spostarlo alla rotonda dell’Orvea, sempre in San Pio X. Arrivato ha trovato ad aspettarlo un gruppo di 6-7 ragazzi, tre dei quali, una volta vistolo allontanarsi in bicicletta lo hanno seguito fin sotto casa con una macchina. Episodi come questo mostrano bene come la propaganda omofoba prepari il terreno ad azioni ben più concrete. Solidarietà al ragazzo aggredito, fuori omofobi e fascisti dalle nostre città!

 

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Napoli: dopo aggressione antifa attaccano sede Casapound

Comunicato della Rete Antifascista Napoletana sui fatti di oggi, 1 ottobre 2015. Dopo l’aggressione descritta nel racconto alcuni antifascisti hanno assaltato la sede di CasaPound da dove era partito il gruppo di squadristi.

Le lotte sociali della città oggi erano nuovamente vicine alla famiglia Bifolco e ad un quartiere intero per rivendicare con forza che non si può morire solo perchè si vive in un rione popolare. In seguito all’udienza, in cui si è accettata l’integrazione di prove a carico del carabiniere imputato, siamo andati a parlare per le strade della storia di Davide e di tanti altri ragazzi di questa città, volantinando e parlando con la gente, come abbiamo sempre fatto, dirigendosi verso il rione Sanità, un altro dei quartieri periferici, in ricordo di Genny. Di ritorno dal tribunale, passando per via Foria, dieci fascisti di CasaPound armati di mazze di ferro, mazze chiodate, cinte e caschi hanno assalito il gruppo di solidali che volantinava, lasciandone ferito qualcuno.

Non permettiamo alla violenza fascista di crescere nei nostri quartieri. Non lasciamo neanche un vico all’agibilità di questi reietti della storia, non permetteremo che per chi combatte quotidianamente la macelleria sociale e la guerra tra poveri scatenata da Renzi e Salvini di impedire l’accesso ad alcune aree della città. Questi personaggi sono gli stessi che nella giornata di ieri hanno cancellato le scritte all’esterno della facoltà di lettere in ricordo di Dax, Ciro Esposito, e degli altri compagni ammazzati dalla violenza di stato e fascista. Cacciamo CasaPound e tutti i fascisti vecchi e nuovi dalla nostra città. E’ inaccettabile che esista ancora la sede Berta dell’MSI da cui quaranta anni fa partì la molotov che uccise Iolanda Palladino e da cui oggi partono le aggressioni agli antifascisti.

Le montature create ad hoc dai comunicati stampa e dai giornali di chi all’indomani dell’anniversario delle quattro giornate di Napoli tentano solo di creare una narrazione ad uso e consumo degli sciacalli che insistono nella tesi della guerra tra bande, attaccando frontalmente chi ancora oggi porta nelle strade e nei quartieri i valori della resistenza antifascista e partigiana che ha cacciato il regime eliminando da tutto il continente lo spettro del nazifascismo.

Chiudiamo la sede Berta a via Foria. Chiudiamo tutte le sedi fasciste.

Rete Antifascista Napoletana

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