Ce le andiamo a cercare!

Dal Trentino – 12 novembre 2013

Picchia a sangue la moglie usando il manico di un badile

L’uomo si è giustificato: «lo avevo con me perchè pensavo di usarlo contro gli anarchici sabato scorso»

TRENTO. Si vede che sabato voleva proprio menare le mani e, non potendolo fare con gli odiati anarchici, lo ha fatto con la

moglie. A dire la verità, non ha solo menato le mani, ma ha anche usato il manico di un badile con il quale ha percosso la

malcapitata consorte. Botte da orbi per la poveretta. Un vero pestaggio che è stato interrotto dalla polizia giunta sul posto

avvertita dai vicini. La coppia è in crisi ormai da molto tempo. Però, ancora convivono sotto lo stesso tetto. Solo che il

marito vuole che la moglie se ne vada e gli lasci la casa libera. Per questo sabato è scoppiata l’ennesima lite. Solo che

questa volta l’uomo ha davvero esagerato. Per spaventare la moglie, ha usato il manico di un badile che aveva in macchina.

Quando la lite si è alzata di tono, l’uomo è sceso in garage e ha preso il manico del badile. Poi è tornato in casa e l’ha

usato.

Solo che questa volta sono arrivate le forze dell’ordine. L’uomo è stato bloccato e ha spiegato di essere esasperato dalla

moglie. Di volerla cacciare di casa. Gli agenti gli hanno anche chiesto per quale motivo avesse in macchina un nodoso

manico di badile e l’uomo ha dato una risposta sorprendente. Ha detto che sarebbe servito nel caso di arrivo degli anarchici.

Proprio sabato, infatti, c’è stata l’inaugurazione della sede trentina di Casa Pound e ci sono state tre manifestazioni di

protesta, tra le quali anche una organizzata dagli anarchici che si sono fermati a poche centinaia di metri dalla sede

dell’associazione neofascista.

Non si è nemmeno sfiorato lo scontro fisico tra anarchici e membri di casa Pound, soprattutto grazie alle forze dell’ordine

che si sono frapposte in maniera molto efficace. Si vede che l’uomo è rimasto deluso e ha sfogato la sua rabbia contro

la moglie. La donna, però, questa volta non ha alcuna intenzione di perdonarlo e ha presentato denuncia per lesioni e

maltrattamenti. L’uomo non è stato arrestato perché le lesioni riportate dalla donna non sono considerate gravi. Certo è che

le carezze del manico del badile non le hanno fatto bene. Anzi. Ha riportato contusioni e ferite in tutto il corpo. E ora

rischia anche la casa alla quale tiene tanto.

Da questo articolo, apparso dopo la manifestazione antifascista di sabato 9 novembre, apprendiamo che un uomo ha picchiato a sangue la moglie con il manico di un badile, per il cui possesso si è giustificato dicendo di volerlo usare «contro gli anarchici» (che quel giorno erano tra quelli scesi in piazza contro l’apertura della sede di Casa Pound a Madonna Bianca).

Una motivazione indubbiamente creativa per motivare la violenza: la lista tradizionale dei pretesti adottati – e legittimati – per spiegare questi atti prevede infatti la gelosia, la tossicodipendenza,l’alcolismo, la depressione…

Nello specifico, l’uomo in questione ha affermato di essere esasperato dalla moglie che si ostinava a non voler lasciare la casa, nonostante fossero già in crisi da tempo. Da quello che leggiamo nell’articolo, la donna è stata quindi picchiata perché ha deciso di non rinunciare a qualcosa che le spettava, perché non è rimasta al suo posto, non ha subito passivamente la volontà del coniuge.

Ancora una volta, una donna è stata aggredita perché ha avuto il coraggio di essere se stessa e non quello che ci si aspettava che fosse, e ancora una volta questo è stato «normalizzato» dai mezzi d’informazione: l’ennesima foto della donna-vittima sbattuta in prima pagina per soddisfare il sensazionalismo dei pennivendoli, le descrizione dell’esasperazione e delle giustificazioni di lui che suggerisce che in fondo «se l’è cercata».

Stendiamo poi un velo pietoso sulla discutibile ironia dell’autore, che ha descritto come «carezze» le botte del manico di un badile; una frase scritta per suscitare un sorrisino, con cui il giornalista (chenon ha neppure il coraggio di firmarsi) contribuisce a sdrammatizzare l’ennesimo pestaggio, che a noi suscita reazioni molto diverse dalle risate.

Troppe volte la morale della storia è che la donna se l’è andata a cercare.

Ma se andarsela a cercare significa non abbassare la testa, rifiutarsi di restare al posto che hanno scelto per noi, prendere delle decisioni autodeterminate su di noi e sulla nostra vita, allora non abbiamo paura di dire che ce la andiamo a cercare tutte e tutti, anzi, che andiamo a cercare, per combatterla,qualunque forma di ostacolo od oppressione alla nostra autodeterminazione e alla nostra libertà: si chiami essa patriarcato, sessismo, fascismo, clericalismo, capitalismo, democrazia o in qualunque altro modo, susciterà sempre il nostro odio e la nostra resistenza.

 

Antifasciste e antifascisti

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Chiudere Casapound! I rifiuti della storia non si riciclano.

Per sabato 9 novembre Casapound ha annunciato l’inaugurazione di una sua sede a Trento, chiamata “Il Baluardo”.

Casapound è un organizzazione dichiaratamente fascista, responsabile di innumerevoli aggressioni in tutta Italia verso studenti, omosessuali, migranti, militanti di sinistra.

I fascisti del Terzo Millennio, come si definiscono, nascondono la loro natura squadrista attraverso un intensa attività “sociale”: ONG di volontariato (La Salamandra), associazioni sportive, ambientaliste e culturali (Uomo Libero), gruppi musicali (Zetazeroalfa), progetti a sostegno di minoranze etniche nel mondo (che in realtà coprono legami con gruppi paramilitari), case editrici e pubblicazioni, rivendicazioni per la casa “agli italiani”.

 

A Trento, dopo l’attacco squadrista di un anno fa in via Verdi, abbiamo assistito lunedì all’ennesima aggressione a un antifascista, questa volta nei pressi della Questura.

Come già avvenuto le volte scorse, Casapound dopo aver lanciato il sasso, nasconde la mano e afferma in un comunicato che i suoi due aderenti si sarebbero solo difesi dall’aggressione di un antifascista: è il solito vittimismo di facciata con cui cercano di accattivarsi le simpatie dell’opinione pubblica.

A pochi giorni dall’apertura della loro sede questo episodio è l’ulteriore dimostrazione di quali pratiche e di quale cultura porti avanti Casapound .

Difficile che questo sia sfuggito a chi nelle istituzioni prende posizione a loro favore.

Manfred de Eccher, consigliere comunale, si è espresso pubblicamente in sostegno dell’apertura della sede.

Il sindaco Andreatta non ha trovato di meglio da dire che l’apertura di un associazione culturale non costituisce un problema.

Del resto già un anno fa, nonostante l’aggressione in via Verdi, l’allora rettore sosteneva che il carattere democratico di Casapound la legittimasse a partecipare alle elezioni accademiche.

Queste dinamiche non sono nuove, siamo abituati a vedere i fascisti spalleggiati da istituzioni e polizia.

E’ chiaro che non saranno loro a impedire l’apertura della sede e l’agibilità politica a questo gruppo.

Opporsi alla presenza di Casapound è compito di chiunque rifiuta il razzismo, il sessismo e il fascismo in tutte le sue forme.

 

Antifasciste e antifascisti

 

nofasci

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