Questo il testo che come in diverse/i antifasciste e antifascisti abbiamo condiviso in merito all’ultima aggressione per mano fascista in città. Una versione più breve (riportata in fondo all’articolo) è stata diffusa nel quartiere di Cristo Re, dove l’aggressione è avvenuta e dove abitano diversi esponenti di Casapound.
Nella notte fra il 1 aprile e il 2 aprile, nel quartiere di Cristo Re, un giovane, riconosciuto come antifascista, è stato aggredito da un esponente di Casapound armato di un martello e di un coltello. Il ragazzo, seppur raggiunto da un colpo di martello al braccio e da una coltellata al fianco, non ha riportato lesioni agli organi interni. Poteva finire molto peggio, e non c’è mancato molto.
Non è stato un caso isolato o la responsabilità di un singolo individuo: un mese prima a Pergine militanti di Blocco Studentesco (sezione studentesca di Casapound), avevano pestato un ragazzo d’origini albanesi davanti all’istituto Curie…per non parlare delle altre tante, troppe aggressioni avvenute nella sola Trento dall’apertura della sede di Madonna Bianca.
Tutte queste aggressioni sono un chiaro prodotto dell’agibilità, politica e fisica, di cui Casapound ha goduto dal momento del suo insediamento a Trento grazie alle autorità, una agibilità che non è stata maggiore solo grazie all’opera delle antifasciste e degli antifascisti.
Il sindaco Andreatta, che non troppi anni fa definiva Casapound un associazione culturale, e che si è ben guardato dal commentare l’accoltellamento del 31 marzo (gli riconosciamo una certa coerenza: non ha mai detto nulla su tutte le altre aggressioni) invece si è preoccupato di condannare l’azione di anonimi antifascisti che a marzo avevano sigillato e coperto di scritte i locali della circoscrizione della Clarina, dove si sarebbe dovuta tenere il giorno successivo una conferenza sulla guerra in Siria, organizzata da Casapound attraverso una delle sue tante sigle associazionistiche e di “volontariato”. Come dire: il sangue versato per mano fascista conta meno che un po’ di vernice contro di loro.
La sala era stata concessa nonostante le polemiche perchè nella parole della presidente della circoscrizione Simonetta Dellantonio il manifesto della serata non conteneva riferimenti al fascismo e sarebbe stato «fascista non concedere la sala» solo «per sentito dire»…
Insomma dopo tre anni di attacchi squadristi per chi governa la città Casapound è solo un associazione di volontariato e il problema sono gli antifascisti.
La stessa Questura ha mantenuto un buon rapporto con gli squadristi di Casapound, scortandoli puntualmente durante le loro (rare) uscite pubbliche, ma soprattutto chiudendo un occhio, quando non tutti e due, sulle aggressioni compiute da questi per le strade.
Non ci stancheremo di dire che questo fatto non deve stupire ma essere compreso.
Infatti come aspettarsi qualcosa di diverso qui a Trento, dal momento in cui a livello nazionale la Direzione centrale della Polizia di prevenzione, definisce Cpi una organizzazione di bravi ragazzi molto disciplinati, con «uno stile di militanza fattivo e dinamico ma rigoroso nelle rispetto delle gerarchie interne» sospinti dal dichiarato obiettivo «di sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio»?
In questi anni i fascisti hanno individuato delle questioni su cui intervenire per legittimarsi agli occhi della popolazione trentina, cavalcando anche l’onda lunga del fenomeno Salvini (di cui sono stati fedeli cagnolini) e approffitando di un diffuso razzismo contro gli immigrati non più strisciante ma manifesto, che sembra crescente anche in Trentino.
L’ultima loro “gesta” al riguardo è stato il blitz notturno alla residenza Brennero per appendervi uno striscione.
Azione rivendicata da Casapound contro i richiedenti asilo che alloggiano nella struttura e che si erano resi protagonisti di una protesta qualche giorno prima (repressa dalla polizia antisommossa).
Le forze fasciste contribuiscono a fomentare una guerra tra poveri, che vuole mettere gli sfruttati gli uni contro gli altri, anziché andare a colpire i padroni, e i sempre maggiori flussi migratori sono un buon pretesto (a Bolzano Forza Nuova, ha sfilato per strada assieme al partito neonazista tedesco, NPD, per chiedere la chiusura delle frontiere).
Da che parte della barricata stiano i fascisti lo si capisce nel piccolo dalle comunali di Bolzano, dove il loro candidato è il proprietario di uno studio immobiliare (alla faccia del mutuo sociale).
La protezione che ricevono gli squadristi del nuovo millennio è la stessa garanzia che hanno ricevuto i loro predecessori in camicia nera per combattere il movimento rivoluzionario, che hanno ricevuto i neofascisti quando mettevano bombe nei vagoni e nelle piazze.
E questa impunità, assolutamente nella regola (se guardiamo alla storia italiana) che li rende così sicuri da compiere aggressioni a volto scoperto, magari anche sotto delle telecamere, con tanto di martelli e coltelli.
Occorre prenderne atto ma solo per poter capire meglio come reagire alle loro minacce e fermare le loro aggressioni.
L’autodifesa è ormai chiaro a tutte e a tutti che la minima base di partenza per chi vuole opporsi al fascismo senza limitarsi alla retorica. Esiste un ampia varietà di azioni che possono essere messe in atto per fare sentire un po’ meno sicuri di sè gli squadristi e anche a Trento questa molteplicità si è minimamente espressa quando le minaccia fascista era ben pressante nelle strade un paio di anni fa: cortei determinati e pronti allo scontro, presidi comunicativi per spiegare i fatti avvenuti e invitare alla presa di coscienza, puntuale contestazione e presenza in strada durante le loro uscite pubbliche, visite notturne di anonimi al loro covo in via Marighetto, azioni di anonimi antifascisti che hanno giustamente restituito al mittente un po’ della violenza elargita con troppa noncuranza per le strade dai casapoundini.
Nulla va tralasciato ed è importante il contributo di ognuna e ognuno.
La sola cosa che protegge i fascisti più della polizia e delle istituzioni è l’indifferenza della popolazione e l’assenza di risposte.
Perché forse una è stata la mano che ha affondato la lama del coltello, ma ben più di una sono le bocche che hanno taciuto dopo la notizia di un simile fatto.
Ribadire nei fatti che a Trento non c’è spazio per gruppi fascisti come Casapound, né nelle strade né altrove, è l’unica maniera per fare sì che episodi simili non si ripetano e non abbiamo esiti peggiori.
Antifasciste e antifascisti autorganizzati