Il 5 novembre, presso la facoltà di sociologia di Trento, si è svolto un incontro/dibattito sulla storia dello squadrismo fascista con un compagno della libreria Calusca di Milano. L’intervento del compagno ha ricostruito con molta precisione le caratteristiche dei fasci di combattimento e dei primi quattro anni del movimento mussoliniano. Sono emersi chiaramente i finanziamenti da parte degli agrari e degli industriali, la connivenza e poi la piena collaborazione da parte di polizia, carabinieri ed esercito, il ruolo della magistratura e della Chiesa, nonché gli aspetti logistico-organizzativi delle “spedizioni punitive” fasciste (i cui elementi fondamentali erano i camion messi a disposizione dall’esercito e i telefoni forniti da questure, caserme e prefetture). Nell’intervento – ricco di spunti per l’oggi – si è sottolineato come il fascismo del 1919 avrebbe potuto essere facilmente distrutto dalle forze proletarie se queste non si fossero fatte imbrigliare dalla politica e dalle sirene legalitarie.
Nel corso dell’assemblea si è parlato anche del presente e della palese (e sfacciata) collaborazione in atto a Trento tra fascisti di Casa Pound e le forze dell’ordine. Al termine dell’incontro è arrivata la dimostrazione pratica. Una quarantina di compagni se ne va in gruppo per accompagnare alle auto chi doveva ripartire. Due (e poi tre) pattuglie della polizia tagliano la strada ai compagni, con un poliziotto che urla “Fermatevi, zecche!” (nella concitazione del momento evidentemente aveva dimenticato il latino “ixodidae”). Gli agenti cercano di circondare compagne e compagni per perquisirli (gli articoli di giornale erano già pronti per la stampa?), ma la mossa degli antifascisti di partire in corteo li spiazza, nonostante il tentativo di caricarsi un po’ di gente sulle volanti. E i poliziotti rimangono così sul posto aspettando altre pattuglie.
Si è trattato di un chiaro tentativo di intimidire chi a Trento si muove contro la presenza neofascista, non a caso avvenuto a margine di un’iniziativa pubblica e partecipata. Da mesi la triplice alleanza giornali-fascisti-polizia si muove all’unisono, con i ruoli di fascisti e poliziotti che sembrano sovrapporsi. In nome della “lotta al degrado cittadino”, aumentano le aggressioni degli uni e le retate degli altri (a cui partecipano, come nell’episodio raccontato, poliziotti giunti da fuori regione).
Senza inutili anacronismi, cerchiamo di raccogliere e attualizzare alcuni insegnamenti storici. I fascisti sono uno strumento della classe dominante contro il quale vana e funesta è ogni “alleanza con le forze democratiche”. I fascisti non sono “un pericolo per la democrazia”, ma un miserabile ostacolo fra noi e i nostri sogni rivoluzionari. Il nostro antifascismo non è assolutamente difesa della società esistente e delle sue oppressioni: a questo ci pensano infatti fascisti e polizia, eterni cani da guardia del potere, e i fatti continuano a darcene conferma.