Il 25 maggio del 1975, Alberto Brasiliano veniva ucciso con una coltellata al cuore durante un agguato fascista.
Mentre passeggiava assieme a Lucia, la sua ragazza, nei pressi di S. Babila, zona di riferimento per il movimento neofascista meneghino, furono entrambi aggrediti alle spalle da cinque neofascisti e pugnalati in diverse parti del corpo. Vennero attaccati per via degli indumenti (lui indossava l’eskimo) e per aver staccato un manifesto del Msi. La motivazione di quel delitto fu chiara fin da subito: non tanto per la militanza politica (Alberto era si impegnato nei diritti allo studio ma non in maniera assidua), non tanto per l’antifascismo, ma per intimorire e terrorizzare chi poteva considerarsi “diverso”, in quanto comunista o antagonista. Perché come Andrea e Lucia ad essere aggredito e ucciso poteva essere chiunque.
Un anno dopo uscì San Babila ore 20: un delitto inutile: prendendo spunto proprio dall”omicidio di Brasili, il film descrive la giornata dei suoi assassini, una finestra sui neofascisti, chi erano e qual’era il ruolo a Milano.