Veneto. Profondo nero
Il recente arresto di 24 indipendentisti veneti accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo e di sovvertimento dell’ordine democratico ha riacceso i riflettori sul nord est. L’immediato schierarsi della Lega Nord a fianco degli arrestati ha una forte ambivalenza. Buona parte degli arrestati hanno attraversato, a volte da protagonisti, il sentiero leghista, ma non ne fanno (più) parte. Anzi! Spesso sono aspramente critici verso la Lega, accusata di tradimento della causa del Nord.L’attuale dirigenza leghista ne è certo consapevole, ma probabilmente spera di ridare una pennellata di colore ad un’immagine appannata dalle innumerevoli indagini per l’uso “allegro” delle finanze pubbliche. Le elezioni sono vicine e i pronostici poco accattivanti, al punto che dopo l’avanzata del Front National alle elezioni amministrative francesi, Marine Le Pen preferisce corteggiare un recalcitrante Grillo. Grillo a sua volta cerca di dare la spallata definitiva alla Lega, alludendo ad un Italia prerisorgimentale, divisa in grandi Stati.
A Verona il sindaco Flavio Tosi era riuscito in parte a smarcarsi dalla debacle leghista, dopo gli scandali che hanno fatto a pezzi il cerchio magico bossiano. Uno smarcamento costruito nell’alleanza con il fior fiore della Verona fascista, cui ha assegnato posti di potere e ampia impunità alle squadracce che agiscono indisturbate in città.
Anche Tosi deve tuttavia fare i conti con un’inchiesta sulla gestione allegra della cosa pubblica che rischia di travolgerlo. Tosi è l’emblema di un Veneto nerissimo, la cui storia è ben più inquietante di quella dei secessionisti arrestati. Lo stesso Tosi è stato condannato per propaganda razzista. Nella sua amministrazione sono entrati fascisti come Andrea Miglioranzi, uno dei fondatori di “Veneto fronte skinhead” e leader del gruppo nazi-punk “Gesta Bellica”, i cui testi antisemiti e xenofobi esaltano Erich Priebke e Rudolf Hess. Tosi nel 2006 lo aveva nominato con la nazionalalleata Cametti a capo dell’Istituto veronese per la Resistenza. La poltrona gli scottò presto le natiche e fu obbligato ad abbandonarla dall’ondata di indignazione che si levò anche nella nerissima Verona.
Il blocco di potere che si è raggrumato intorno a Tosi allunga un’ombra scura sul Veneto della piccola imprenditoria feroce del miracolo ormai abortito. Tra sghei e saluti romani il tanko di provincia, pare meno importante. Resta il fatto che, nonostante i media e gli stessi protagonisti abbiano scelto l’abusato cliché del “golpe” da operetta, il fantasma feroce dei nazionalismi che hanno insanguinato l’Europa a cavallo tra i due secoli, ci ricorda che, nonostante il folclore, il sogno delle piccole patrie potrebbe trasformare anche da noi la farsa in tragedia. Ne abbiamo parlato con Emanuele Del Medico, già autore de “All’estrema destra del padre”.