Alcune considerazioni sulla “Giornata del Ricordo”.
Istituita dieci anni fa, il 10 Febbraio del 2004. La mozione, presentata da Roberto Menia, membro dell’allora Alleanza Nazionale (fascista di spicco del MSI Triestino e attualmente nelle fila di Fratelli d’Italia), è stata firmata trasversalmente da diversi deputati, appartenenti a Forza Italia, UDC e anche dai partiti di “sinistra” come l’Ulivo e Margherita.
Con questa giornata si vuole esaltare il concetto per cui “migliaia” di italiani sono stati seviziati, uccisi e gettati nelle foibe dai partigiani jugoslavi, in quanto Italiani e quindi ingiustamente. Insomma il solito ritornello: Italiani brava gente!
Quello che non si dice è che le persone “infoibate” erano per lo più fascisti e collaboratori dei nazisti, morti che tra l’altro non corrispondono alle corroboranti cifre che vengono spiattellate dai nostalgici del ventennio. Certo, vittime che poco o nulla centravano ce ne son state, ma questo accade sempre quando si è in guerra. E la guerra è stata iniziata dal regime fascista e dal suo alleato nazista. Ma questi dettagli poco importano in questa giornata; si deve inventare un olocausto tutto italiano, per piangere i nostri morti uccisi ingiustamente e fomentare un’identità nazionalista. Oscurando quella terribile realtà storica quali sono stati i campi di concentramento italiani, dove vennero rinchiusi e fatti morire di fame migliaia di slavi.
Bisogna quindi ribadire con chiarezza che tramite questa giornata, i fascisti hanno ottenuto un lasciapassare dai loro padroni politici per uscire in strada. E questo è possibile soltanto perché scortati e protetti dalle forze dell’ordine.
La commemorazione dei loro camerati del passato: degli assassini e collaborazionisti macchiati di ogni nefandezza.