Oggi è un giorno da ricordare. Quarantaquattro anni fa, gli operai della Ignis, “l’attuale” ex Whirpool, impedirono un’assemblea della Cisnal, il sindacato fascista dell’epoca, nonostante questi avessero chiesto e ottenuto i permessi dal pretore e dal padronato (per chi ancora ha difficoltà a capire il concetto di servi dei padroni). Per questo furono aggrediti da delle squadracce fasciste come risposta alla loro determinazione, due operai, Adriano Mattevi, 25 anni e Paolo Tenuta, 19 anni, rimasero feriti al ventre e in altre parti del corpo per via delle coltellate ricevute, un terzo venne portato in ospedale con il volto tumefatto. Poco distante dai cancelli trovarono due fascisti, Mitolo e Del Piccolo con un accetta in borsa: quanto bastava per capire il loro coinvolgimento nei fatti. Furono presi e portati in corteo; cinque lunghi chilometri di gogna, da Spini di Gardolo fino in centro.
Il pensiero di oggi va agli operai della Ignis e a chi quel giorno si fermò e decise di scendere in strada con loro. Perché la lezione di quanto successo sia patrimonio di tutti.
Trenta luglio alla Ignis
Questa mattina, davanti ai cancelli
sono arrivati trenta fascisti:
erano armati di bombe e coltelli,
questi di Borghi son gli squadristi.
Han cominciato tirando sassi
contro i compagni di un capannello;
alle proteste han risposto sparando:
tre ne han feriti con il coltello.
Noi operai gli siam corsi dietro
ma quei vigliacchi sono fuggiti,
approfittando della confusione
mentre portiamo in salvo i feriti.
Subito dopo la vile aggressione
ecco arrivare due capi fascisti;
van con la borsa dal porco padrone
a prender la paga pei loro squadristi.
Li abbiamo presto riconosciuti:
uno è Del Piccolo, quell’assassino,
e l’altro è Mitolo, capo fascista,
torturatore repubblichino.
Dentro la borsa, coi passaporti,
hanno una scure ben affilata:
questa è la prova che i due compari
la sanno lunga su come è andata.
Gli abbiamo fatto alzare le mani,
gli abbiamo messo al collo un cartello
con sopra scritto: « Siamo fascisti,
facciam politica con il coltello ».
E dalla Ignis fino in città,
mentre tremavano per la vergogna,
li abbiam portati in testa al corteo
e tutta Trento li ha messi alla gogna.
E in fin dei conti vi è andata bene,
perché alla fine della passeggiata
quella gran forca che meritate
non ce l’avete ancora trovata.
Cari compagni, quella gran forca
dovremo farla ben resistente,
per impiccarci, assieme ai fascisti,
il padron Borghi porco e fetente.
Cari compagni, quella gran forca
dovremo farla ben resistente
per impiccarci, assieme ai fascisti,
ogni padrone, porco e fetente.”