Tor Sapienza è anche qui!

Il testo che riportiamo è stato diffuso la scorsa settimana durante un’iniziativa itinerante nelle zone dei Solteri e di Santa Maria (Trento).

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TOR SAPIENZA E’ ANCHE QUI

A Tor Sapienza, periferia est di Roma, per tre giorni e tre notti si sono susseguiti attacchi
contro la presenza di un centro d’accoglienza per profughi (per lo più minori). Il pretesto?
Una molestia subita da una donna del quartiere, peraltro ben consapevole che gli stranieri
del centro non centravano nulla (vi sono “ospitati” per lo più nordafricani, lei dichiara di
essere stata aggredita da dei bianchi). A promuovere gli assalti sono stati pezzi del
neofascismo romano, ma in strada c’è andata tanta gente comune unita da rancore ed
esasperazione per la vita di merda in una periferia dimenticata. E a marciarci sopra c’ha
pensato tutto l’arco politico, dai fascisti in doppio petto di Fratelli d’Italia passando per il
nazileghista Borghezio, fino alla sinistra sempre pronta a fare a gara con la destra sui temi della sicurezza e del degrado. In meno di una settimana il centro viene chiuso e i profughi spostati altrove. Un precedente inquietante, a cui avranno guardato con attenzione tutti i neofascisti d’Italia.
I racconti di quei giorni e quelle notti ci hanno riportato alla mente episodi accaduti molto
più vicino a noi, lontano dalla metropoli e dalle sue contraddizioni, nelle valli rassicuranti
e nelle cittadine silenziose in cui abitiamo. A fine luglio una ragazza subisce un tentativo
di stupro a Marco, quartiere a sud di Rovereto che ospita un centro profughi e un campo
sinti. A nulla valgono le parole della donna, che dichiara di non sapere se il proprio
aggressore fosse un profugo e di non avere nulla contro i ragazzi del centro. Si scatena la
peggior canea razzista e repressiva. La polizia ne approfitta per prelevare il DNA a tutti i
settanta richiedenti asilo del centro (en passant, mesi dopo si verrà a sapere che sul corpo della donna non è stata rilevata nessuna traccia compatibile con i dati della schedatura), la Lega tuona in difesa delle “nostre donne” e per la chiusura del centro, il PD sia in circoscrizione che in comune si accoda alla richiesta (ma, ovviamente, per ragioni
“umanitarie”), i fascisti di Forza Nuova e Casapound fanno un presidio davanti al campo
profughi chiedendo il rimpatrio coatto (quelli del Veneto Fronte Skinhead già un paio di
volte avevano affisso striscioni davanti al centro). Risultato? In poco più di una settimana i
profughi da Marco verranno spostati ai Solteri, a Trento nord. A fine ottobre verrà
annunciato l’arrivo di un centinaio di richiedenti asilo nel centro di Marco, e Forza Nuova
ne approfitterà per farsi rivedere in paese, con una trentina di militanti chiamati apposta da Verona. L’episodio più inquietante avviene però durante la prima manifestazione di Forza Nuova: venuti a conoscenza della presenza dei fascisti e della loro intenzione, una volta concentratisi davanti al centro, di dirigersi in corteo verso il paese, un gruppo di compagni si piazza con megafono e striscione sulla strada che avrebbero dovuto percorrere i fascisti. Questi non si avvicinano nemmeno, in compenso parecchia gente di Marco scende in strada, non con i fascisti – a cui qualcuno rimproverava solo di essere “foresti” – ma con discorsi da pogrom che non sono sfociati in una spedizione punitiva contro il campo profughi solo per la vigliaccheria e l’incapacità organizzativa di chi li promuoveva. Dei profughi qualcuno diceva: “Che muoiano sotto le bombe, che affoghino in mare, a noi non interessa, basta che non vengano qui”. Le compagne che intervenivano al megafono apparivano, agli occhi di non pochi abitanti, “foreste amiche dei negri”. Se a Marco fossero stati presenti dei fascisti militanti, quale scenario si sarebbe delineato?
Mentre su Marco cala il silenzio, a Trento razzisti rasati e razzisti per bene fanno la voce
grossa: gli squadristi di Casapound (autori di decine di aggressioni nell’ultimo anno contro antifascisti, senza tetto, sinti, ragazzi “alternativi”) mettono striscioni contro
l’immigrazione davanti al centro profughi ai Solteri. Il comitato antidegrado (seguito a
ruota da sindaco, questore, commercianti, Lega Nord, Casapound e Fratelli d’Italia) si
inventa un’“emergenza degrado e microcriminalità” nelle zone di Piazza Dante, Portela,
Santa Maria e chiede più telecamere, più polizia, più ordinanze antibivacco, più controlli.
Non solo tutte queste richieste vengono accolte, ma spunta un progetto di riqualificazione
di Santa Maria spezzato in due tronconi: uno in partenza a dicembre, che interesserà la
parte bassa di via Roma, l’altro che, per la miseria di 480.000 euro, ripulirà Santa Maria,
via San Giovanni, Piazzetta 2 Settembre 1943, con cantieri che dureranno da maggio a fine estate. Fratelli d’Italia (quelli dell’ex picchiatore e stragista Cristiano De Eccher, quelli di Marika Poletti, che la svastica non la porta in piazza ma se la tatua addosso) fa gazebi
contro il degrado e la prostituzione in Portela e in Via Brennero, che funzioneranno
talmente bene che due giorni dopo ai Solteri qualcuno spara con un fucile a pallini contro
alcune prostitute, ovviamente straniere.
Fascisti, leghisti, sinistri democratici in delirio securitario, cacciata degli indesiderabili
mascherata da “emergenza degrado”, rancore sociale che anziché diventare rabbia contro i potenti si sfoga nel razzismo contro i più poveri. Gli ingredienti per una Tor Sapienza alpina ci sono tutti, in un’epoca in cui sembra che i poveri non debbano fare altro che scannarsi tra loro, a tutto vantaggio di chi li governa.
Ma le cronache di queste ultime settimane raccontano anche un’altra storia. A Milano
interi quartieri popolari resistono insieme contro i “duecento sgomberi in una settimana”
promossi dall’Aler (l’azienda delle case popolari), dal governatore leghista Maroni e dal
sindaco sinistro Pisapia. Picchetti davanti alle case occupate, presidi nelle piazze,
assemblee, cortei, resistenza sui tetti, fiaccolate, cariche, scontri, blocchi, barricate in
fiamme, attacchi al PD e all’Aler. Tutti insieme, senza distinzioni, italiani e immigrati,
“anarchici dei centri sociali” e proletari qualsiasi. Una donna incinta perde il figlio che
porta in grembo a causa delle manganellate dell’antisommossa. In centinaia le portano
solidarietà con un corteo, e la notte qualcuno attacca con pietre e bombe carta la celere che difende il commissariato di un quartiere in cui sono previsti gli sgomberi.
E noi, cosa vogliamo fare? Entrare nel baratro del presente dalla porta maestra della guerra tra poveri, o riscoprire la solidarietà tra chi non ha potere e organizzarci insieme per riprenderci ciò di cui abbiamo bisogno, contro padroni, politici, fascisti e polizia?

antifascisti contro la guerra tra poveri

Informazioni su Assemblea Antifascista Trento

Assemblea Antifascista di Trento, nata a seguito dell'apertura della sede trentina di CasaPound. Ci troviamo ogni mercoledì, dalle 18, all'interno della facoltà di Sociologia.
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